Wolf Film Magazine

  Mi siedo d'avanti alla finestra, guardando quelle gocce cadere come piccole lacrime che sradicano le foglie dai quei rami esili, pronti per un lungo riposo. La natura si ritira in un sonno profondo e silenzioso, dove i colori evaporano nell'aria vibrando in fondo all'anima dell'umanità, cantando in modo soave l'inno d'inverno.

  Il tempo vola e io sono qui, seduta davanti al tavolino ad inventare le parole con la compagnia di quelle emozioni che sono state al quanto pesanti per la mia anima. Il cuore e la mente mi guidano come dei maestri che insegnano ad una bambina ad impugnare la penna, dandomi la possibilità di esprimere ciò che gli altri non sono riusciti a percepire il significato di quelle parole.

  Seduta sulla riva del mare, lancio lo sguardo sull'altra sponda, dove il cielo bacia con quella dolcezza e il sole pronto a tramontare, lasciando spazio alla luna in compagnia delle stelle. Le onde mi cullano l'anima e il vento settembrino mi accarezza i capelli come una mano candida di una madre che rasserena un figlio cantando la ninna nanna. Chiudo gli occhi, respirando quell'aria pura e fresca, affrontando il viaggio verso quel mondo che per me è più profondo di un abisso.

  La felicità è come il mare calmo, dove si respira il silenzio, dove il cielo bacia la sabbia dorata, dove le onde cadono nel sonno più profondo. La felicità è un morso di goduria che accarezza il palato con la sua dolcezza, rendendo sazio ogni spirito appena uscito dalla guerra, dove ha conquistato pezzo per pezzo la serenità, trasformando con sudore e sacrificio in pane dell'umanità.

  Cammino, passo dopo passo, come un bambino che vuole esplorare un nuovo mondo, verso quell'immaginazione che fa decoro i miei sogni pieni di speranza per il nuovo giorno che verrà. Mi trovo davanti una strada lunga e abbandonata, dove l'asfalto fa da lapide ad ogni singolo filo d'erba, dove non soffia il vento e gli alberi sono secchi e spogli, come se la natura fosse morta. Cammino, guardando intorno, cercando di rianimare quel luogo abbandonato a sé stesso, decorando con i colori dei miei pensieri e dare vita alla natura con la mia immaginazione.

  Tu, Donna, mi hai rapito con il tuo fascino, quando, passando per quel viale buio e gelido, tu eri lì, che passeggiavi con tanta grazia e tanto pudore che per me era diventato un mistero, lasciando quella scia di fragranza dolce e passionale che non si poteva ignorare, per quanto fosse così impotente e fragile il cuor mio. Allora ti ho inseguita fino a quel cancello, dove i miei passi non erano in grado di oltrepassarlo, e allora ho dato il compito ai miei occhi di non perderti, di godere la tua bellezza che solo tu potevi donare ad un cuore solitario e fragile. Ma tutto d'un tratto, da quella finestra, il tuo bel corpo sbocciava con tutta la sua innocenza, con quella pelle bianca e delicata che sembrava di porcellana, fredda come l'inverno e pura come la sorgente. I tuoi capelli erano come quelle increspature di onde di un mare emozionato per quanto fosse stato baciato dalla luna. Ti giravi, mi lanciavi uno sguardo luminoso, come se fosse una lanterna che illuminava la lunga

  Vita, sei come una donna misteriosa che all'improvviso ti trovai lì, su quel letto giacente, tra quelle lenzuola che ti fecero da sposa, coprendo il dolce seno, dal quale mi appoggiai il capo, ascoltando il tuo cuore che battè su quel petto di porcellana, dove io mi addormentai. Scoccò la mezzanotte, e la luna centrò la sua luce su di noi, come se fossimo dei personaggi di un romanzo rosa, dove tu, Vita, ti svegliai, stringendomi forte, emanando quel calore come se fosse già mattino, e io aprì gli occhi, ti guardai negli occhi, come se fossero specchi della tua anima gentile e focosa, che mi toccarono il lato più profondo della passione.

  La primavera è la stagione del risveglio dell'anima, quel dolce canto che richiama i nostri cuori, dove noi, creature misteriose alziamo i calici per brindare ad una nuova rinascita. La natura risplende, gli alberi si vestono di fiori e frutti, il sole abbraccia il cielo e le rondini si uniscono per quel amore che noi cerchiamo come l'acqua della sorgente. Ah quanto vorrei trovarti, amore mio, tu così schiva e riservata come un capriolo che fugge in quel bosco, per non finire tra le grinfie dei predatori ingordi, che cercano di possedere quegli occhi innocenti.

  La depressione è come un'arma che ti ferisce l'anima, trascinando in quel abisso dove il buio diventa sempre più fitto, dove si odono voci di odio, disprezzo e bestemmie verso la vita, corrompendo ogni singola luce che ci porta verso la tranquillità semplice e dolce, come un mare emerso in quella tempesta senza fine, dove l'ira diventa più forte. Ah quanto ti maledico, nemica mia, che assorbi ogni emozione che fa gioire il mio cuore, spingendo verso quel vortice di dolore e accanimento, dove le lacrime diventano gocce di veleno che uccidono la bellezza del mio essere.

  La mia mente è come una stanza vuota e buia, dove le parole sono in letargo, come uno stormo di uccelli che si ritirano nei loro nidi per attendere la primavera.

  La notte è la voce di una musa che ci sussurra con il suo dolce silenzio, come uno spirito che s'incammina negli angoli più nascosti. La notte è quel canto che risveglia la nostra creatività quando il dolce sonno si allontana, come un filo di vento d'autunno. La notte è la consigliera che con la sua generosità, ci copre con il suo velo stellato che ci illuminerà l'anima con sogni gentili, dove noi potremmo, al sorgere del sole, raccontare una storia.

  Il mio cuore è uno scrigno pieno di scartoffie di sentimenti che nessuno è mai riuscito a capire, montagne di ricordi, volti di bellezza e rancori verso il mio essere. La mia anima è il sudario che copre quel mio corpo freddo e candido, come un pezzo di marmo scolpito su un altare, che cerca pian piano di rianimarlo, finché da quegli occhi di cristallo possa sgorgare una goccia di lacrima, purificando quel malessere dolce e doloroso, creando una cicatrice dove la luce illumina il mio tetro abisso.